sabato 19 dicembre 2015

D'un'altra


il vuoto d'amore che vive, mai si colma di piacere che muore


un chiaro splendore di luna
trafigge il cielo questa notte

d’un’altra le nude curve
che l’ombra figura sulla sabbia

d’un’altra le sinuose labbra
che s’aprono all’urlo di Priapo

d’un’altra la voluttuosa bocca
che tende al vortice di seta

e profondo irrompe nella gola
un caldo fiotto di madreperla

ormai tu sei lontana
nell’intricato labirinto della vita

allorché riflesso sopra il mare
echeggia il grido d’un gabbiano

è piacere che culla ancora in corpo
e silenziosa si compiace anche la luna

Gabriel  Cantore

mercoledì 16 dicembre 2015

Lontano e Vicino


 così vicino
quel corpo lontano
d'illusione immaginato
tanto desiderato 
e a volte goduto

vicino e così lontano
vivo corpo inanimato 
curvo alveare ripieno
di bramati orgasmi 
come pungiglioni d'api


lunedì 7 dicembre 2015

Vivere


non ci sei più
ti sei dissolta 
come rugiada al sole
ti ho cancellata per sempre
come un segno sulla carta
di una pagina del tuo libro
ora sei solo un vuoto silente
un gelido spazio da colmare
col corpo di un'altra 
non voglio morire
io voglio vivere


giovedì 3 dicembre 2015

Preghiera d'amore


Amore
sono ancora qui
inginocchiato ai tuoi piedi
con le mani in preghiera
non so cosa chiederti
e non so cosa dirti
fai di me quello che vuoi
ma fai presto
l’atra notte incombe



martedì 24 novembre 2015

L'ultimo volo


splendente
come si conviene a un re
è il tuo vestale
canto di vergini cherubini
non una piega stona

squilla il Gabriele 
il gran frastuono è cominciato
su dorata nube d’aria e di vapore
risiedi grande alla tua luce
come un Zeus sull’alto Olimpo
con le sue dee e le sue ninfe

è l’ultimo volo che si spiega
sol’io ti vedo 
in questo innominato mondo
 son ciechi altr’occhi
a quest’immenso azzurro 
e battere non possono altr’ali
in quest’aria di niente e nulla

un ultimo sguardo
laggiù
dove s’appresta Fato
 e s’agita la vita
dove sempre il grande millepiedi
in molte pene e poche gioie
ancor s’affanna
e scrive il tempo 
l’albo della storia

un ultimo sguardo
laggiù
per vedere nel vasto stormo
quel che mai ho visto
 se non in sogno
dolce creatura di bianca piuma
sol’io ti vedo figlia di Bellezza
sono ciechi altr’occhi
in quel silenzio buio

vola gabbianella
apri il tuo fiore al cielo
e non temere mai una fitta pioggia
dell’ultimo mio volo
non è che immensa lacrima
or già spezzata in gocce



Amore e Morte



Un vasto travaglio la vita
Cieli di angeli infranti
Di gabbiani voli spezzati

Cuori sommersi di terra
Di sangue piene le zolle
Di lacrime laghi le orme

Amore quanto ti ho cercato
Disperato dissennato perduto
Fra mille corpi senza vita

Pietra e su pietra cadute
Come grevi grani di sabbia
Su corpi vestiti di morte

Fra macerie di ossa innocenti
Ancora boati e gridi nell’aria
Quando pietosa polvere piange

Amore a lungo ti ho cercato
Fra i cuori amici dei nemici
E il vano e l’invano dell’odio

Amore quanto ti ho cercato
Fra puri angeli e neri diavoli
Caduti senza urlo di vittoria

giovedì 5 novembre 2015

La poesia



la poesia è una confidenza che si dona sottovoce all’orecchio di un udito speciale. Consegnare sottovoce il proprio cuore non è la stessa cosa che consegnarlo ad alta voce: si può donare il corpo fra urla e grida, ma non il cuore



ancora l’orchestra del pensiero
non concertava le parole
riposte erano le nostre poesie
quando ancora nell’infinito otre
giacevano i venti
e quando  ancora nessun suono
frastornava l’aria
e nessuna eco
rimbalzava fra le pareti del mondo
ecco
già nell’anima
cadere il primo verso
e rompere i suoi argini
l’emozione

domenica 1 novembre 2015

Farfalla variegata


più non sento
quel diminutivo caro
che tanto vezzeggiavi
 per un udito solo 
un suono che vibrava
 armonioso e variegato
fra erbe aria e mare
come volo di farfalla
su fiori delle mie zolle

lo sussurravi con amore
tenendo fra le mani
 viso di cucciolo beato
come innocente bimbo
 sul seno della madre
e dentro agli occhi miei
 tuoi erano lo specchio
 dolci e languidi sussurri
teneri e violenti amplessi

lo specchio di un romanzo
scritto con baci di parole
e ora nulla più nell’aria
 non più sillabe né vocali
di quel diminutivo caro
e farfalla variegata
più non fermi l’ale 
 più non posi il volo
s’un appassito stame






mercoledì 28 ottobre 2015

Il Viticcio




un certo giorno 
non fu più lo stesso 
tramonto divenne alba
e alba tramonto
e nel tuo giardino segreto
intreccio di nuovo ‘viticcio’
lontano abbraccio di Amore

sì forse t'amo 
se amare è sentirsi 
edera aggrovigliata
e senza forse e senza ma
 nell'abbraccio di quel 'viticcio' 
mi sentii appassionato fanciullo 
anche se ormai    grigio di capelli










giovedì 22 ottobre 2015

incanti


i nostri incanti d’amore
giacciono in due teste 
fiere e ostinate
e resistono agli anni
ai terremoti della vita
la morte consumerà
la nostra carne
e il tempo le nostre ossa
ma gli incanti
terranno acceso il lume
davanti alle nostre tombe


sabato 17 ottobre 2015

Frédéric Chopin



Frédéric Chopin  ritratto da M.Wodzinska 
nel 1836
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Oggi, 17 Ottobre del 1849, si spegneva a Parigi, dopo una lunga e sofferente agonia per tisi, il “poeta del pianoforte”: Frédéric Chopin.

Il nome di Chopin è molto familiare nell’ottocento e tale resterà senza contrasto alcuno fino a che l’arte della musica avrà vita.
Il genio Chopin ebbe un immediato riconoscimento. Non solo egli raggiunse in breve la fama – ciò che di rado avviene quando si tratta di un compositore – ma la sua andò sempre crescendo.
Agli ascoltatori stupiti le sue composizioni producevano una indimenticabile impressione, tanto era la bellezza delle sue armonie. Come l’intensità con cui esprimeva la passione, l’eleganza di uno stile del tutto nuovo e personale. Combinazioni musicali fascinose per le fioriture melodiche, le quali sapevano incarnare la dignità e la raffinatezza caratteristica della razza polacca, e insieme il fervore della  fede patriottica.
Un secolo più tardi, musicisti e pubblico non erano meno sorpresi e impressionati dall’espressione del genio chopiniano. Un genio che nessuno poté negare nell’originalità delle sue composizioni da far ascendere il pianoforte da posizione secondaria, all’altezza di primissimo strumento musicale.
Si crede a torto da taluni che la fama duratura di Chopin debba piuttosto venire attribuita alla sua esistenza infelice; alla malattia che lo oppresse per la maggior parte della sua vita; al tormento che soffrì per la sua Polonia adorata; all’accoramento per quella sua vita incompleta che non gli permise mai di raggiungere la felicità  alla quale aspirava. Queste cause esistettero, è vero, da attirare sul cagionevole maestro le simpatie particolarmente del mondo femminile. Ma se deve il suo posto fra i grandi geni musicali, è soltanto grazie ai pregi della sua musica innovativa che elesse a sommo grado il periodo del romanticismo.
A  soli 21 anni lascia il suo paese natale e il suo primo amore non compiuto (Maria Wodzinska), per Parigi. Meta raggiunta dopo un breve e infausto soggiorno musicale a Vienna. 
Un Chopin consapevole della già raggiunta perfezione tecnica pianistica e non meno di compositore, che pensa sia più facile conquistare una Parigi anche se colma di tanti giovani talenti. 
Ma anche inconsapevole del suo delicato stato fisico, cagionevole di salute e dall’aria malinconica per la nostalgia della sua terra. E se da una parte il destino aveva già decretato per l'astro nascente una breve esistenza, dall'altra lo aveva dotato di due mani figlie del vento, piene di grazia e dalla linea aristocratica.
Arrivò a Parigi portando con sé uno scrigno d'argento donatogli dai suoi migliori amici, pieno di terra di Polonia. Gli fu donato per non fargli dimenticare a quale nazione appartenesse, e quanto la sua terra lo avrebbe sempre amato. Assieme allo scrigno, una rosa riposta in una lettera, la prima a cui ne faranno seguito altre  dell'amata Maria Wodzinska, la stessa che poi lo ripudiò per un infelice e breve matrimonio. L’amore del popolo polacco per la patria è sempre stato simbolo di un viscerale legame patriottico. Frédéric Chopin non lo poteva immaginare, ma per i giochi imprevedibili e immutabili del destino, non fece più ritorno alla sua amata terra.
A Parigi si lega di affettuosa amicizia con il più grande virtuoso del piano riconosciuto in tutta Europa, Franz Liszt.
Alla tastiera il giovane polacco mostrò un tocco soffice, puro, ardente, dalla sonorità delicata, esile, come il soffio e il palpito di un cuore innamorato. Note musicali che parlavano come sublimi versi poetici. Melodie che lasciavano una carezza nell’anima per la loro dolcezza soffusa. Musica che conquistò non solo il pubblico femminile. Sonate che se non si prestavano per una grande sala da concerti, illuminavano l'aria dei salotti più aristocratici di Parigi.
Oltre le serate da camera, per mantenersi iniziò a impartire lezioni alle signorine dell'aristocrazia. Insegnava a cinque o sei allieve in un giorno per 20 franchi a lezione: l'equivalente di circa cinque euro di oggi.
Aveva una carrozza, un domestico e portava sempre guanti bianchi. L’eleganza era un lusso cui non avrebbe mai rinunciato. Anche nei periodi meno fortunati.  
Chopin fu definito «il poeta del pianoforte». Lo si ricorda più per i suoi celebri notturni ma nondimeno per i suoi valzer, mazurche, polonaise, studi, scherzi e ballate. Per finire con i preludi scritti durante il soggiorno maiorchino in compagnia della sua ultima prova sentimentale: George Sand. Un soggiorno quello di Maiorca, ricordato più per l’insistente e continua pioggia che per gli attacchi violenti di tosse sanguigna. Fra i vari preludi, George Sand, (pseudonimo di Amandine Aurore Lucile Dupin) definì ne la “Histoire de ma vie”,  il preludio op.28-nr15- ‘Preludio delle gocce d'acqua’, proprio perché composto in una notte di forte tempesta.   
Il pianoforte era un prolungamento della sua persona, un'intima e obbediente parte di lui, così come le corde vocali di una primadonna del canto sono parte di lei.
Questa comunione quasi corporea gli diede la possibilità di eseguire col pianoforte cose che non erano mai state provate e nemmeno pensate prima.

Il febbrile ritmo di vita parigina e la tormentata permanenza a Maiorca presso la Reale Certosa di Valldemosa, minò la già precaria salute del maestro. La stessa malattia ereditata dal padre, la tisi. L'oscura patologia che allora non lasciava scampo, fu la causa della penosa sofferenza e lunga agonia che condusse a morte alla sola età di 39 anni l’infelice genio polacco. La notte prima di morire, fra le mani stringeva un involto di lettere chiuso da un elegante nastro azzurro, con scritto di suo pugno: Moja bieda- "il mio tormento". Erano le lettere gelosamente conservate della suo primo amore, Maria Wodzinska e della sua famiglia.  Fra le tante composizioni di Chopin,  la sonata per piano No2 op.35  ‘Marcia Funebre’, a mio avviso è da ritenersi il suo lascito testamentario al mondo. Al primo movimento fa seguito un adagio di una delicatezza avvolgente che rapisce da intenerire perfino la morte. Delicato canto  che soltanto un'anima estremamente sensibile come la sua poteva tradurre in musica.  Sonata che consiglio a chiunque di ascoltare più di una volta, possibilmente in solitudine e silenzio.

Fryderyk Franciszek Chopin, il cui nome è noto anche nella variante francesizzata Frédéric François Chopin, nasce a Zelazowa Wola il 22 Febbraio 1810 e muore a Parigi il 17 Ottobre 1849.
Chopin a Parigi. Ritratto da. E. Delacroix
                  












giovedì 15 ottobre 2015

Il Piacere


vorrei vivere sempre 
accanto a te 
lune e soli 
albe e tramonti 
notti e meriggi
quante volte l'hai detto 
nel momento in cui 
stavi vivendo
il miracolo del piacere 
poi soltanto una eco 
di muto silenzio






mercoledì 7 ottobre 2015

Emozioni


verrà un mattino
e una calda estate
coglierà i nostri nudi corpi
verrà un mattino
e un autunno di fitte nebbie
ci confonderà nel mondo
verrà un mattino
e un bianco inverno di neve
 ancor più unirà i nostri corpi
verrà un mattino
e una primavera di piogge
 bagnerà gocce di emozioni
verranno albe e tramonti
e più non ci troveranno 
  

giovedì 24 settembre 2015

La prima volta


ti tenni fra le braccia
quel meriggio solare
distesi sul caldo letto
di spighe dorate
e quando te ne andasti
continuai a sentire 
la vita di quell’abbraccio
innocente ti cingevo
inconsapevole d’una magia:
una mano accarezzava
cappelli confusi nel grano 
mentre miravo il tenero solco
delle tue languide colline
e tutto
quando l’altra sognava complice 
un tuo scolpito piedino
per salire lenta al ginocchio
e su per le candide colonne
per discendere e risalire
come volo di gabbiano voluttuoso
mentre il piacere delle dita
scorreva lungo il corpo
nudo per la prima volta



giovedì 3 settembre 2015

La vacanza di Dio


“Signore perché è successo?
Signore forse eri in vacanza?
Non hai chiuso quella bocca
perché eri in vacanza
così è successo
quel che doveva succedere

Signore tu sai
tu sei anche dentro di me
e sai che non ho peccato
sai cos’era lui per me
sai che mi ha riempito il cuore
e la fertile terra della vita
con un giovane seme immaturo
Signore perché
sei andato in vacanza?”



martedì 25 agosto 2015

Il Diavolo e la Principessa


i soli versi avvelenati
li ho scritti per te
Principessa
la penna l’ha guidata il 
Diavolo
da un oscuro abisso
che mai ha visto la luce
quando inesorabile
la clessidra di 
Amore
lentamente si vuota  



giovedì 30 luglio 2015

Rimpianto e viltà


forse la vita che fai
non è la tua
non è una vita
ma un’enigma che ti stritola
se vivessi una vita vera
senza false recite
senza ciniche viltà
ogni luogo
ogni cosa
ogni persona
sarebbero il tuo paradiso
non osando guardarti in faccia
cerchi di distrarre la realtà
barando con te stesso
ma giocati la vita!
In qualsiasi modo vero
morderai la mela dell’inferno
se non sarai vile
non avrai rimpianti

sabato 11 luglio 2015

Il triangolo della vita



ti tremano le gambe
quando temi di perdere
il tuo caldo nido
oh come ti tremano
mi sembra di vederle
ti spiace che da giorni
lui non te l’abbia chiesta
temi che ne possa fare a meno
e per te sarebbe la fine
allora un giorno gliela offrirai
come la offri a me
e non lo strapazzerai più
quando ti palpa e ripalpa
il mappamondo dei sogni
ma ci prenderai gusto
e farai vedere anche a lui
quelle tue natiche ondulanti
sul suo perno allo specchio
e il triangolo continuerà
con i suoi angoli rotondi

Trio d'amore

spalancare le cosce
per uno o l’altro
è ormai un gesto meccanico
non puoi lasciarti andare
per non assassinare il cuore
forse ti abbandonerai
all’ultima ebrezza
quando avrai deciso di morire


venerdì 3 luglio 2015

Sciarada


sei una sciarada incompleta
che andavo componendo
per ingannare l'istante
ma resterà incompiuta
non c’è attrazione
che tenga unite
 le sillabe d'una sola parola
arcobaleno d'un cielo incantato
oggi vestito di sbiadito colore 

mercoledì 24 giugno 2015

Eme senz'anima



dipingi di amore un'ombra e quella sarò io, dipingi di grossolanità una luce e quella sarai tu


mi hai spento l’amore
il sorriso
la parola
il desiderio
sulle brace di una passione
hai gettato acqua
e quel tuo sangue
che era dentro di me
l’hai cinicamente anemizzato
sono un ferro ossidato
prigioniero di un Eme senz’anima


domenica 21 giugno 2015

Datemi



donare senza chiedere, senza riflettere e senza ricevere nulla di gratificante per l’anima, è essere in armonia con l’universo e soli sulla Terra

datemi una fede incrollabile
ve la pago generosamente
datemi una guida
che io possa ciecamente seguire
che ciecamente mi metta in pace
con me stesso e gli altri
datemi un amuleto
datemi un feticcio
datemi una cosa qualunque
in cui stringere le mani
o datemi una donna
e poi altre ancora
per dimenticare le precedenti
per appagare il bisogno d’amore
che nasce dall’odio
di un mondo crudele
datemi un mago
datemi una strega
datemi un mito che duri
datemi un quieto cielo
datemi montagne da scalare
datemi anche un arido deserto
datemi anche un mare in tempesta
dove poter naufragare lontano 
dalle scure terre dell’indifferenza

Oceano Indiano durante la ricerca del  volo 
scomparso mh370 della Malaisyan airlines
Foto presa da: videoincredibili.it


« Convalido l'iscrizione di questo blog al servizio Paperblog sotto lo pseudonimo gabriel » 

giovedì 18 giugno 2015

L'espiazione



un sensibile danno in amore lascia sempre una profonda ferita,  riparabile per chi la procura con l'espiazione fisica e morale


non rinunci 
agli artigli della vita
che ti strappano
brandelli  di carne
e offri il tuo corpo nudo
silente al sacrificio
per la tua espiazione


domenica 14 giugno 2015

Il gioco e la curiosità



Di quando in quando mi sovviene di quella nostra bella, triste e incompresa vicenda: il gioco iniziale le gite fra le montagne, la passeggiata notturna in riva al mare, le lunghe lettere, la gita fuori città e i ragazzini sopraggiunti improvvisamente che mi salvano dalle tue irrefrenabili aperture, poi l'esclamazione:"Vieni ho bisogno di te."
L'attesa in quella stanza sulla riva dello stesso mare, quindi il ritorno, il treno, il vaporetto e il pranzo al Lido ancora deserto. La mia era un'avventura, una semplice curiosità, un pretesto per scrivere una parentesi di vita come altre, complicata da quell'intreccio di lettere che intricavano le tue idee, le tue sensazioni, il tuo interesse. E il gioco per te diventò una cosa seria, come le tue lacrime che erano lacrime di felicità, per esserti sentita con me una donna con le ali che poteva esplorare luoghi di mondi prima sconosciuti, lacrime che bagnavano le aride zolle di un cuore da tempo indurito alle emozioni. Un gioco per te meraviglioso ch'io male interpretai. Il benevolo e complice sole che sorridente illuminava il gioco s'oscurò e l'oscurità divenne il tuo assoluto silenzio che castigò la mia curiosità.

dal mio guardino

venerdì 5 giugno 2015

Luce nella notte



ogni notte una nuova luce, e una vecchia che lenta si spegne nell’attesa di un amato ritorno


sabato 23 maggio 2015

L'esperienza




la vita è un accumulo di ricordi,  vissuti e scritti nelle pagine della memoria,  raccolti nel grande libro del tempo e raccontati dalla  voce dell’esperienza 

una musica 
un profumo
un luogo che rivedi
un pensiero che riaffiora
una vecchia foto
abbandonata o riposta
un fiore secco
fra le pagine di un libro
e il passato ritorna
con le sue gioie 
coi suoi dolori
come il sole 
che sale e che scende
come il vento
che gira e canta 
come la luna 
che appare e scompare
come oblio che viene 
come oblio che va
quando sorride e racconta 
maestra Esperienza
nel corto volo di un tempo






Il Sogno




Quale che sia la grandezza dei nostri pensieri, l’astrattezza, l’abilità e la bellezza della nostra ragione, il sogno finisce sempre per vincere. Non  possiamo liberarci dalle impressioni naturali con piaceri forzati, effimeri e artificiali del mondo conoscibile razionale, non oltrepassiamo le proporzioni della nostra natura se non con sussulti di breve durata. La natura non ci ha considerati personaggi importanti dell’universo conosciuto, ha semplicemente ritenuto che una forma armoniosa, una dolce espressione di un volto, e un buon cuore fossero le cose più adatte ai nostri occhi e alla nostra sensibilità, nonostante le affannose aspirazioni verso l’ignoto e l’ideale che da sempre inseguiamo, come un perenne tramonto che confonde l’orizzonte dei nostri sogni e  inquieta l'anima, tenera fanciulla.

quanti sogni inattesi
quante attese speranze
quanti desideri incompiuti
e quante vane illusioni
come onde di mare 
vuote sono giunte 
senza il frangere d’un bacio
alla tua solitaria riva 
o tenera fanciulla

il sogno: ideale rappresentazione del sognatore: apparente dimensione dell’unica felicità possibile

Faenza: tramonto dal ponte autostradale (21Marzo)

mercoledì 13 maggio 2015

Il falò dell'addio




l'addio amoroso, una breve parola in uno sguardo silente, che raccolto parla di tante illusioni spezzate 


bruciano le tue parole
scritte con l’inchiostro dell’addio
bruciano in un falò 
che piange crepitando
e son rimasti gli scheletri contorti
di fragili fogli neri
che anneriscono una vita
fra il candido di un’anima


venerdì 8 maggio 2015

Credere





come non esiste foglia uguale a foglia, cielo uguale a cielo, goccia uguale a goccia e uomo uguale a uomo, si può non credere anche nel credibile, ma non si può non amare l'amabile


non voglio credere
in chi decreta la morte
inneggiando giustizia

non voglio credere
in chi sentenzia guerra
per un falso ideale

non voglio credere
in chi esalta detenzione
in nome di libertà

non voglio credere
in chi calcola numeri
per avere ragione

non voglio credere
in un’entità perfetta
solo per fede

non voglio credere
nemmeno all’amore
che non ha creduto

non posso crederti
illusione e speranza
che nasci e muori

voglio credere in qualcosa
anche piccola
ma vera



lunedì 4 maggio 2015

L'ossessione


monologo riflesso allo specchio dell’anima s’un’ossessiva e disperata condizione amorosa 

quanta ossessione ti pesa
vivi con un sacco sulle spalle
colmo di parole e ambiguità
di contraddizioni e menzogne
di spergiuri mescolati 
a sconnesse frasi d’amore
sempre più malato di gelosia
un binario due rotaie 
e il corpo del tormento
ma perché non ti coglie
un’amnesia di cuore
che sciolga tutta l’ossessione
e ti lasci libero
di cogliere solo il piacere?








giovedì 30 aprile 2015

Un cielo di parole




nel bene e nel male, ciò che agita e ravviva la vita dell’uomo sono le vicende dell’anima; tutto ciò che resta è solo mediocrità di un vasto respiro, un’eco di parole che si urtano e si confondono nell’attesa che suoni l’ultima campana


greve rettile il tempo
ma ora le campane
sono pronte ai rintocchi 
per un amore già morto
di amanti vissuti

non scriviamo bugie
sulle nostre tombe
né su quell’amore
fu quel che fu
fu quel che non sapremo mai

forse esaltazioni e illusioni
forse speranze e disillusioni
forse il reciproco cercarsi
per aiutarsi a vivere

doveva durare fino all’ultimo respiro
e se anche fosse arrivato a quel momento
nessuno avrebbe riconosciuto in lui un amore

sono state soltanto 
un cielo di parole
troppo facili da dire
troppo facili d’ascoltare
troppo difficili da vivere
Foto di Roberto Moiola

martedì 28 aprile 2015

Il calvario



l’amore è una grande sorgente di felicità, ma come tutte le cose di questo mondo ha una fine e finendo ci affligge


allora mi correvi dietro
inseguivi la mia indifferenza
pensando:
“Possibile che non s’accorga
del mio amore?”

allora
-votata a una schiavitù d’amore-
potevo tutto su di te
invece per tanto tempo
 ti sono sfuggito
poi accettai per gioco
la tua fame di baci
e le tue carezze di seta
da allora iniziò
il mio nudo calvario


sabato 25 aprile 2015

La bella dormiente


Attendere! Vita provvisoria che non conta. Facili respiri fagocitati dalla morte. Collera infeconda contro il tempo che vuole essere misurato dalla vita. Si vendica davvero bene sui vani discorsi sulla sua brevità.  Rapido, o breve il tempo? Ah, che rettile greve e implacabile! Com’è lento e inesorabile nella sua lentezza!

L’attesa potrebbe fare impazzire. Alle fine tutto può divenire penoso: ogni rumore, ogni viso, ogni sguardo appare come un traditore che annuncia la persona attesa, e il suo respiro diventa aria d’inganno. Chi viene avanti? E’ lei.(lui) Ma sì, non v’è dubbio, è proprio lei! Ed ecco che il fantasma annunciato s’avvicina, si dissolve e offre soltanto la caricatura della persona che si ama. Impossibile è rassegnarsi, perché infine potrebbe venire. Forse l’anima attesa è a poca distanza. Si esita, ma la rassegnazione per una perdita trascina a forza nel profondo e buio crepaccio del non ritorno. L’attesa lenta diventa un pesante macigno sul capo che si trasforma nel più crudele miscuglio di speranza e disperazione che possa tormentare l’anima, ma anche un senso d’impotenza e uno slancio di desiderio che producono fremiti e brividi lungo tutto il corpo.  E il tempo sorride indifferente.   




venerdì 24 aprile 2015

L'attesa


attenderò 
come il saggio in riva al fiume
la campana suonerà anche per te
socchiuderò gli occhi
un cinico senso di liberazione
m’invaderà
e in templare silenzio
reciterò un requiem
per una puttana