Attendere! Vita provvisoria che non conta. Facili respiri fagocitati dalla morte. Collera infeconda contro il tempo che vuole essere misurato dalla vita. Si vendica davvero bene sui vani discorsi sulla sua brevità. Rapido, o breve il tempo? Ah, che rettile greve e implacabile! Com’è lento e inesorabile nella sua lentezza!
L’attesa potrebbe fare impazzire. Alle fine tutto può divenire penoso: ogni rumore, ogni viso, ogni sguardo appare come un traditore che annuncia la persona attesa, e il suo respiro diventa aria d’inganno. Chi viene avanti? E’ lei.(lui) Ma sì, non v’è dubbio, è proprio lei! Ed ecco che il fantasma annunciato s’avvicina, si dissolve e offre soltanto la caricatura della persona che si ama. Impossibile è rassegnarsi, perché infine potrebbe venire. Forse l’anima attesa è a poca distanza. Si esita, ma la rassegnazione per una perdita trascina a forza nel profondo e buio crepaccio del non ritorno. L’attesa lenta diventa un pesante macigno sul capo che si trasforma nel più crudele miscuglio di speranza e disperazione che possa tormentare l’anima, ma anche un senso d’impotenza e uno slancio di desiderio che producono fremiti e brividi lungo tutto il corpo. E il tempo sorride indifferente.