più non sento
quel diminutivo caro
che tanto vezzeggiavi
per un udito solo
un suono che vibrava
armonioso e variegato
fra erbe aria e mare
come volo di farfalla
su fiori delle mie zolle
lo sussurravi con amore
tenendo fra le mani
viso di cucciolo beato
come innocente bimbo
sul seno della madre
e dentro agli occhi miei
tuoi erano lo specchio
dolci e languidi sussurri
teneri e violenti amplessi
lo specchio di un romanzo
scritto con baci di parole
e ora nulla più nell’aria
non più sillabe né vocali
di quel diminutivo caro
e farfalla variegata
più non fermi l’ale
più non posi il volo
s’un appassito stame
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