Il suono della linea curva
È notte inoltrata. Tutto intorno a me è silenzio. Nell'aria sibila leggero un respiro: il mio. Un respiro che sembra avere una sua vita. A poco a poco sento la mente disperdere nel nulla il fardello dei mille rumori e dei mille affanni del giorno. Così lentamente il pensiero si sveste del pesante abito dell’ipocrisia. Volitivo come l’armatura di un antico cavaliere, costruita con abilità da mani sapienti per tutte le stagioni. Un abito volubile, dove le tonalità di una ricca tavolozza di colori, fanno da sfondo a un’infinità di maschere che recitano le tante commedie della vita. Il pensiero si sveste, ammiccando un labile sorriso e cosciente che presto si troverà solo a dibattere con la sua intima voce. È notte e sono solo con me stesso, naufrago nel vasto oceano dell’anima, dove incerto vago fra le sue tormentate acque. Dove cerco di afferrare sillabe su sillabe, per poterle unire in un intreccio fedele. Fatico a trovare le parole, che stentano a formarsi e a congiungersi, mentre la mia mano traccia nervosamente sulla carta monotone e insignificanti linee rette. Linee che si trovano e si lasciano, che si intrecciano e si perdono, per ritrovarsi e di nuovo perdersi. Un caotico groviglio che mi rammenta intricate vie di una città. Che mi ricorda affilate lame di spade e coltelli. Avvoltoi che si lanciano sulla preda. Il ferro del patibolo. L’odio, l’ingiustizia e il male. L’alto grattacielo del consumo. Il graffiante stridere di una porta come l’efferata mano della crudeltà. Le false tavole della legge. L’urlo silenzioso della falsità. Il mortale proiettile che giunge al cuore. La fredda porta dell’indifferenza. Gli acuti angoli del dolore e della sofferenza. Il vuoto della solitudine senza amore. Il potere che divide, e l’orrore che semina il buio. Tutto questo è linea retta. Spigoli contro spigoli: il cinismo della disarmonia.
Ma io non amo le linee rette. Io amo la curva. Seni rotondi, ventri pensierosi, capelli al vento, la volta del cielo, le stelle, la luna, le nuvole, le onde del mare e il volo del gabbiano. E come le curve d’un sinuoso corpo di donna, amo gli orizzonti, la corolla del giglio, la coppa della voluttà. È una curva l’amore che trasforma l’incertezza in un incanto che avvolge, come il bacio una deliziosa svolta. Amo l’orchidea del mistero, petali di labbra che s’aprono al piacere. E tanto la carezza il tocco della seta. Io amo la curva. Arcobaleni senza fine, pioggia sulla pelle come lacrime sul viso. Labbra che si aprono come petali di un fiore. Il palpito del cuore come all’aurora il sorriso del sole. Il granello di sabbia e la vasta duna del deserto. È una tenera curva il parto della vita. È una grande curva la musica del cielo, quanto immenso è il canto della poesia. Ed è infinita curva, il soffio di una voce: la voce del Bello.
Può tutto questo scaturire tracciando e ritracciando un semplice segno sulla carta? Perché no? È il suono che giunge dalla voce del Bello. Giunge come uno sguardo avvolto di dolcezza e tenerezza insieme. Un suono sentito, pensato. Immaginato, catturato, e plasmato di sole parole. Via via nei pensieri si delinea un corpo. E un volto. Un volto dove leggere la poesia in ogni sua piega. Un corpo, dove bagnarsi del suo fiore e cadere nella gola della vita. Un suono cristallino, che posso ascoltare anche se prigioniero di un fitto groviglio di segni. Dove emerge armonico. Quando tutto è racchiuso in un ineffabile segno rotondo. Una linea curva che vibra fra le frequenze di una infinita armonia: Il Bello. La Donna. Il Femminile. È così che io ho immaginato questa notte: il suono della linea curva.
Bellissima notte, di sillabe ribelli che non si lasciscian domare, di immagini contingenti che presto si espandono a raggiungere l'ideale immagine di se stesse
RispondiEliminaCiao cara amica, la tua sensibilità tradotta in parole colpisce sempre è giusto! Abbraccio notturno 👋👋
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