mercoledì 28 ottobre 2015

Il Viticcio




un certo giorno 
non fu più lo stesso 
tramonto divenne alba
e alba tramonto
e nel tuo giardino segreto
intreccio di nuovo ‘viticcio’
lontano abbraccio di Amore

sì forse t'amo 
se amare è sentirsi 
edera aggrovigliata
e senza forse e senza ma
 nell'abbraccio di quel 'viticcio' 
mi sentii appassionato fanciullo 
anche se ormai    grigio di capelli










giovedì 22 ottobre 2015

incanti


i nostri incanti d’amore
giacciono in due teste 
fiere e ostinate
e resistono agli anni
ai terremoti della vita
la morte consumerà
la nostra carne
e il tempo le nostre ossa
ma gli incanti
terranno acceso il lume
davanti alle nostre tombe


sabato 17 ottobre 2015

Frédéric Chopin



Frédéric Chopin  ritratto da M.Wodzinska 
nel 1836
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Oggi, 17 Ottobre del 1849, si spegneva a Parigi, dopo una lunga e sofferente agonia per tisi, il “poeta del pianoforte”: Frédéric Chopin.

Il nome di Chopin è molto familiare nell’ottocento e tale resterà senza contrasto alcuno fino a che l’arte della musica avrà vita.
Il genio Chopin ebbe un immediato riconoscimento. Non solo egli raggiunse in breve la fama – ciò che di rado avviene quando si tratta di un compositore – ma la sua andò sempre crescendo.
Agli ascoltatori stupiti le sue composizioni producevano una indimenticabile impressione, tanto era la bellezza delle sue armonie. Come l’intensità con cui esprimeva la passione, l’eleganza di uno stile del tutto nuovo e personale. Combinazioni musicali fascinose per le fioriture melodiche, le quali sapevano incarnare la dignità e la raffinatezza caratteristica della razza polacca, e insieme il fervore della  fede patriottica.
Un secolo più tardi, musicisti e pubblico non erano meno sorpresi e impressionati dall’espressione del genio chopiniano. Un genio che nessuno poté negare nell’originalità delle sue composizioni da far ascendere il pianoforte da posizione secondaria, all’altezza di primissimo strumento musicale.
Si crede a torto da taluni che la fama duratura di Chopin debba piuttosto venire attribuita alla sua esistenza infelice; alla malattia che lo oppresse per la maggior parte della sua vita; al tormento che soffrì per la sua Polonia adorata; all’accoramento per quella sua vita incompleta che non gli permise mai di raggiungere la felicità  alla quale aspirava. Queste cause esistettero, è vero, da attirare sul cagionevole maestro le simpatie particolarmente del mondo femminile. Ma se deve il suo posto fra i grandi geni musicali, è soltanto grazie ai pregi della sua musica innovativa che elesse a sommo grado il periodo del romanticismo.
A  soli 21 anni lascia il suo paese natale e il suo primo amore non compiuto (Maria Wodzinska), per Parigi. Meta raggiunta dopo un breve e infausto soggiorno musicale a Vienna. 
Un Chopin consapevole della già raggiunta perfezione tecnica pianistica e non meno di compositore, che pensa sia più facile conquistare una Parigi anche se colma di tanti giovani talenti. 
Ma anche inconsapevole del suo delicato stato fisico, cagionevole di salute e dall’aria malinconica per la nostalgia della sua terra. E se da una parte il destino aveva già decretato per l'astro nascente una breve esistenza, dall'altra lo aveva dotato di due mani figlie del vento, piene di grazia e dalla linea aristocratica.
Arrivò a Parigi portando con sé uno scrigno d'argento donatogli dai suoi migliori amici, pieno di terra di Polonia. Gli fu donato per non fargli dimenticare a quale nazione appartenesse, e quanto la sua terra lo avrebbe sempre amato. Assieme allo scrigno, una rosa riposta in una lettera, la prima a cui ne faranno seguito altre  dell'amata Maria Wodzinska, la stessa che poi lo ripudiò per un infelice e breve matrimonio. L’amore del popolo polacco per la patria è sempre stato simbolo di un viscerale legame patriottico. Frédéric Chopin non lo poteva immaginare, ma per i giochi imprevedibili e immutabili del destino, non fece più ritorno alla sua amata terra.
A Parigi si lega di affettuosa amicizia con il più grande virtuoso del piano riconosciuto in tutta Europa, Franz Liszt.
Alla tastiera il giovane polacco mostrò un tocco soffice, puro, ardente, dalla sonorità delicata, esile, come il soffio e il palpito di un cuore innamorato. Note musicali che parlavano come sublimi versi poetici. Melodie che lasciavano una carezza nell’anima per la loro dolcezza soffusa. Musica che conquistò non solo il pubblico femminile. Sonate che se non si prestavano per una grande sala da concerti, illuminavano l'aria dei salotti più aristocratici di Parigi.
Oltre le serate da camera, per mantenersi iniziò a impartire lezioni alle signorine dell'aristocrazia. Insegnava a cinque o sei allieve in un giorno per 20 franchi a lezione: l'equivalente di circa cinque euro di oggi.
Aveva una carrozza, un domestico e portava sempre guanti bianchi. L’eleganza era un lusso cui non avrebbe mai rinunciato. Anche nei periodi meno fortunati.  
Chopin fu definito «il poeta del pianoforte». Lo si ricorda più per i suoi celebri notturni ma nondimeno per i suoi valzer, mazurche, polonaise, studi, scherzi e ballate. Per finire con i preludi scritti durante il soggiorno maiorchino in compagnia della sua ultima prova sentimentale: George Sand. Un soggiorno quello di Maiorca, ricordato più per l’insistente e continua pioggia che per gli attacchi violenti di tosse sanguigna. Fra i vari preludi, George Sand, (pseudonimo di Amandine Aurore Lucile Dupin) definì ne la “Histoire de ma vie”,  il preludio op.28-nr15- ‘Preludio delle gocce d'acqua’, proprio perché composto in una notte di forte tempesta.   
Il pianoforte era un prolungamento della sua persona, un'intima e obbediente parte di lui, così come le corde vocali di una primadonna del canto sono parte di lei.
Questa comunione quasi corporea gli diede la possibilità di eseguire col pianoforte cose che non erano mai state provate e nemmeno pensate prima.

Il febbrile ritmo di vita parigina e la tormentata permanenza a Maiorca presso la Reale Certosa di Valldemosa, minò la già precaria salute del maestro. La stessa malattia ereditata dal padre, la tisi. L'oscura patologia che allora non lasciava scampo, fu la causa della penosa sofferenza e lunga agonia che condusse a morte alla sola età di 39 anni l’infelice genio polacco. La notte prima di morire, fra le mani stringeva un involto di lettere chiuso da un elegante nastro azzurro, con scritto di suo pugno: Moja bieda- "il mio tormento". Erano le lettere gelosamente conservate della suo primo amore, Maria Wodzinska e della sua famiglia.  Fra le tante composizioni di Chopin,  la sonata per piano No2 op.35  ‘Marcia Funebre’, a mio avviso è da ritenersi il suo lascito testamentario al mondo. Al primo movimento fa seguito un adagio di una delicatezza avvolgente che rapisce da intenerire perfino la morte. Delicato canto  che soltanto un'anima estremamente sensibile come la sua poteva tradurre in musica.  Sonata che consiglio a chiunque di ascoltare più di una volta, possibilmente in solitudine e silenzio.

Fryderyk Franciszek Chopin, il cui nome è noto anche nella variante francesizzata Frédéric François Chopin, nasce a Zelazowa Wola il 22 Febbraio 1810 e muore a Parigi il 17 Ottobre 1849.
Chopin a Parigi. Ritratto da. E. Delacroix
                  












giovedì 15 ottobre 2015

Il Piacere


vorrei vivere sempre 
accanto a te 
lune e soli 
albe e tramonti 
notti e meriggi
quante volte l'hai detto 
nel momento in cui 
stavi vivendo
il miracolo del piacere 
poi soltanto una eco 
di muto silenzio






mercoledì 7 ottobre 2015

Emozioni


verrà un mattino
e una calda estate
coglierà i nostri nudi corpi
verrà un mattino
e un autunno di fitte nebbie
ci confonderà nel mondo
verrà un mattino
e un bianco inverno di neve
 ancor più unirà i nostri corpi
verrà un mattino
e una primavera di piogge
 bagnerà gocce di emozioni
verranno albe e tramonti
e più non ci troveranno