ti tenni fra le braccia
quel meriggio solare
distesi sul caldo letto
di spighe dorate
e quando te ne andasti
continuai a sentire
la vita di quell’abbraccio
innocente ti cingevo
innocente ti cingevo
inconsapevole d’una magia:
una mano accarezzava
cappelli confusi nel grano
mentre miravo il tenero solco
delle tue languide colline
e tutto
quando l’altra sognava complice
quando l’altra sognava complice
un tuo scolpito piedino
per salire lenta al ginocchio
e su per le candide colonne
per discendere e risalire
come volo di gabbiano voluttuoso
mentre il piacere delle dita
scorreva lungo il corpo